Obiettivo zero emissioni

All’inizio di settembre è stata lanciata una nuova importante iniziativa dedicata alla sostenibilità nel settore delle fiere e degli eventi: Net Zero Carbon Events.

Nel novembre 2021 si svolgerà a Glasgow il COP26, il più importante appuntamento sui cambiamenti climatici organizzato dalle Nazioni Unite, durante il quale ai Paesi partecipanti verrà chiesto di presentare programmi di riduzione del 50% delle emissioni di gas effetto serra entro il 2030, così da rispettare l’Accordo di Parigi del 2015. I diversi settori stanno preparandosi per raggiungere questo obiettivo, con il fine ultimo di arrivare a zero emissioni nette entro il 2050.

L’iniziativa è promossa UFI e dalle altre associazioni aderenti al JMIC (Joint Industry Council), quali ICCA (International Congress and Convention Association) e AIPC (International Association of Convention Centres), oltre che da importanti player come Informa, RX (Reed Exhibitions), Messe Munchen, Emerald Expositions, Freeman, MCI.

Il progetto Net Zero Carbon Events vuole unire gli attori dell’industria fieristica (quartieri fieristici, organizzatori, espositori, fornitori di servizi) per:

  1. Comunicare con una voce sola l’impegno del settore per affrontare il cambiamento climatico
  2. Sviluppare metodologie comuni per misurare le emissioni di gas serra
  3. Costruire una roadmap di tutto il settore verso l’obiettivo zero emissioni nette entro il 2050 e la tappa intermedia del 2030, con supporto sui temi chiave
  4. Incentivare la collaborazione con fornitori e clienti per assicurare uniformità e approcci comuni
  5. Stabilire meccanismi comuni per la reportistica e la condivisione di best practice

E’ possibile avere più informazioni e aderire all’iniziativa visitando il sito.

Dove vanno i congressi? Dati a confronto

ICCA e UIA sono le fonti riconosciute per censire i congressi organizzati nel mondo: recentemente hanno pubblicato le loro statistiche, che certificano lo stato di salute del settore congressuale ma divergono sui numeri a causa dei diversi criteri con cui sono conteggiati gli eventi.

Ma andiamo con ordine: secondo ICCA nel 2015 si sono svolti poco più di 12.000 congressi internazionali, in forte crescita rispetto all’anno precedente (+571 congressi rispetto al 2014). Secondo UIA i congressi sono stati 12.350, anche per loro in crescita (erano 12.212 nel 2014). Anche le classifiche delle città e dei Paesi che ospitano i congressi sono diverse: nella classifica UIA i primi 3 posti sono occupati da Singapore, Bruxelles e Seul, mentre per ICCA in testa ci sono Berlino, Parigi e Barcellona. A livello Paese UIA indica come destinazioni top per numero di congressi Stati Uniti, Repubblica di Corea e Belgio, mentre le top 3 per ICCA sono Stati Uniti, Germania e Regno Unito.

Classifiche ICCA, 2015Classifiche UIA, 2015

Come mai queste differenze? Le sintetizza in un articolo Event Report: UIA considera i congressi internazionali associativi con almeno 50 partecipanti ed esclude eventi aziendali, politici, sportivi, religiosi, così come tutti gli eventi a partecipazione esclusivamente nazionale, esattamente come ICCA. Il database UIA però è significativamente più vasto di quello  ICCA:

  • UIA indaga gli eventi “alla fonte”, partendo dai calendari delle associazioni committenti; ICCA si basa sui dati forniti dalle destinazioni e dalle sedi congressuali proprie socie
  • UIA, al contario di ICCA, conteggia anche i congressi che non ruotano su almeno 3 destinazioni e include gli eventi “una tantum” che non si ripropongono in successive edizioni

L’Italia nella classifica UIA è al nono posto con 350 congressi, mentre per ICCA è al sesto posto con 504 congressi.

Per leggere tutto l’articolo di Event Report cliccate qui 

 

Buone notizie per i congressi

Buone notizie per i congressi associativi: secondo un sondaggio condotto da ICCA, l’associazione rappresentativa del settore, e da IMEX, una delle più importanti fiere al mondo per il turismo d’affari, il segmento dei congressi associativi si conferma quello con le migliori capacità di recupero della meeting industry.

Il 32% di chi ha risposto al sondaggio (associazioni presenti a IMEX) nel 2013 ha registrato una crescita del numero di partecipanti ai congressi organizzati rispetto al passato. Sebbene l’impatto della crisi economica si sia fatto sentire (il 57% ha detto di averne risentito), c’è una tendenza positiva dato che questa percentuale è minore rispetto al passato (nel 2012 il 60% aveva risposto di avere risentito della crisi).

Le previsioni per il 2014 sono confortanti: circa il 30% delle associazioni intervistate organizzerà più congressi rispetto al 2013 (nel 2012 la quota era del 22%) e solo il 7% prevede di organizzarne di meno (l’anno scorso era l’11%). Positive anche le previsioni sul numero si partecipanti, stimati in crescita da poco meno del 50% delle associazioni.

 

 

Il marketing della scatola vuota

Ieri si è svolta al MiCo una tavola rotonda organizzata da Fiera Milano Congressi e dal Comitato Italiano di ICCA (l’associazione che raccoglie i protagonisti della filiera congressuale di tutto il mondo). L’incontro era intitolato “Il congressuale internazionale, molto più di un settore dell’industria del turismo, ma vero motore per l’economia nazionale: case history dei membri ICCA”.

Il denominatore comune delle esperienze raccontate è la convinzione che i congressi troppo spesso siano considerati solo un veicolo per generare flussi turistici, mentre in realtà c’è molto di più: lo sviluppo di conoscenza generato dall’interazione tra le competenze dei singoli. Insomma, un congresso itinerante va dove esiste un mercato, rappresentato dagli esperti di un settore, da centri di ricerca, ospedali e università, da una domanda per una soluzione a problemi che affliggono una comunità. Di questo sono consapevoli ad esempio a Singapore, dove l’ente del turismo si è posto degli obiettivi di sviluppo lungo più traiettorie, integrati in una visione strategica a lungo termine.

Se non si tiene in considerazione questo aspetto si rischia di fare la fine della città spagnola in cui è stato costruito un centro congressi da 1.700 posti avendo solo 100 camere d’albergo a disposizione e, come ha efficacemente sintetizzato l’amministratore delegato di ICCA, Martin Sirk, di fare del marketing della scatola vuota, privilegiando il contenitore ma scordandosi il contenuto.