Anche gli espositori sono social

Ebbene si, le aziende che espongono in fiera usano i social media per rafforzare la loro presenza nella manifestazione. Il dato emerge dal sondaggio condotto dalla rivista americana Exhibitor Magazine e mostra una crescita esponenziale, dato che passa dal 30% del 2010 al 91% del 2018. La gestione di questi strumenti è sempre meno affidata alla buona volontà di qualche dipendente che si dedica ai social a tempo perso: la maggior parte delle aziende non solo ha un social media manager o un ufficio dedicato, ma fa uso di contenuti a pagamento per amplificare il messaggio.

Presentazione standard1

Va detto però che la misurazione dei risultati è ancora poco diffusa: solo un terzo stabilisce degli obiettivi misurabili e poco più della metà delle aziende usano più metriche per quantificare il successo di una campagna.

Potete trovare qui una sintesi dei risultati del sondaggio.

E’ il momento dell’on-live experience

No, non si tratta di un errore: on-live è la sintesi della tendenza in atto che vede l’unione delle esperienze live e della comunicazione online con l’obiettivo di amplificare i risultati e generare un coinvolgimento in grado di superare i limiti di spazio e di tempo tipici del Face 2 Face.

Il termine è usato da Kim Myhre, direttore generale di FreemanXP EMEA, per commentare i risultati di un indagine condotta da IPA (associazione anglosassone dei pubblicitari) sull’evoluzione dei budget di marketing: nel primo trimestre 2016 i budget crescono in media del 3%, ma l’aumento arriva sopratutto da internet (+9,8%) e dagli eventi (+6,3%), mentre le altre voci sono riviste al ribasso.

marketing budget_Bellwether report 2016
UK  Marketing budget I° trim 2016, IPA Bellwether Report

Anche Eddie Newquist, protagonista dell’ultimo appuntamento di Exhibitionist, ha parlato di commistione tra live e online, citando anche i millenials: le esperienze e il live engagement formano l’identità e creano ricordi, che sono poi condivisi attraverso i social. Insomma gli smartphone sono solo degli strumenti e le interazioni digitali non sono poi così speciali, sono ordinarie; quello che conta è creare esperienze straordinarie. Trovate questa parte del suo intervento e gli altri estratti video della presentazione sul sito Exhibitionist.

New York rivoluziona le sfilate?

Da New York arriva una notizia che potrebbe portare a una rivoluzione nell’organizzazione delle sfilate e la leva di questo cambiamento sta nei social media.

Il Council of Fashion Designers of America, che organizza le sfilate di moda newyorkesi, ha incaricato il Boston Consulting Group di ripensare la tempistica delle passerelle: all’origine di questa riorganizzazione c’è la confusione che vivono i clienti finali, che subito dopo le sfilate vorrebbero comprare vestiti che non saranno disponibili nei negozi prima di qualche mese, ma che loro già conoscono perché li hanno visti sui profili Instagram degli stilisti, su Twitter o sui fashion blog.

Le possibili soluzioni? Lo scopriremo nel 2016, ma per il momento l’idea sembra quella di voler creare due momenti distinti: uno ridotto e riservato agli addetti ai lavori e uno più mediatico, di promozione della stagione in corso.

Cosa cambierà concretamente? I marchi del fast fashion, che hanno sempre giocato sull’immediatezza e la maggiore frequenza delle collezioni come reagiranno? Quale impatto avrà questo cambiamento sulle fiere?

Per leggere la notizia direttamente sul sito di CFDA, potete cliccare qui.

 

Per saperne di più sugli espositori

Quali obiettivi si danno gli espositori quando vanno in fiera? Quali strumenti usano per promuovere la loro presenza? Quanto spendono?

A queste e altre domande risponde il CEIR, centro di ricerca statunitense sul settore fieristico, che ha appena pubblicato il rapporto “The Marketing Spend Decision”, basato su un’indagine condotta tra 640 aziende espositrici in fiere B2B negli Stati Uniti.

Per prima cosa, il 90% degli espositori intervistati partecipa ad una fiera per raggiungere nuovi clienti, far conoscere l’azienda e i prodotti, incontrare i clienti attuali. Come misurano il successo di una partecipazione in fiera? Il 60% usa le vendite come parametro, in particolare le vendite concluse entro 6 mesi dalla fiera.

Le fiere assorbono una quota importante del budget dedicato al marketing (più del 40%) e mediamente ogni azienda spende 20.000$ per partecipare a una fiera.

Tra i mezzi di comunicazione digitali usati dagli espositori, i più citati sono e-mail (74%), social media, (63%), siti web (56%), online advertising (48%).

Per approfondire l’argomento potete leggere l’articolo pubblicato da tsnn.com.

Social media per il marketing fieristico

Anche tra le fiere e gli eventi cresce l’uso dei social media. Il dato emerge da un sondaggio realizzato dalla rivista americana Exhibitor, che ha confrontato quest’ultimo risultato con i sondaggi realizzati nel 2010 e nel 2012. Il sondaggio è stato condotto tra i responsabili marketing di aziende che espongono in fiera.

Tanto per cominciare 9 aziende su 10 usano i social media come strumento di marketing, ma cosa usano? Twitter è lo strumento più citato (62%), battendo anche facebook (58%), mentre Linkedin ottiene il 36% delle risposte. Youtube è citato solo dal 15% dei rispondenti. E’ interessante anche il confrontro tra il modo di utilizzare i social: Twitter crea dipendenza, dato che più del 30% dichiara un’attività quotidiana, superando facebook e Linkedin, utilizzati con una frequenza minore.

Social media per il marketing

Perché si usano i social media? Sopratutto per aumentare la conoscenza della marca (71%), poi per aumentare il traffico sul sito web (43%) e per far transitare più visitatori nello stand (34%). Però….solo il 30% stabilisce obiettivi quantificabili prima di lanciare le proprie campagne.

Cresce la consapevolezza che l’uso dei social media non è un’attività residuale, a zero spese, fatta senza ricorrere a competenze specifiche: nel 2010 l’85% dell’attività social era fatta senza il ricorso al esperti, mentre oggi più di un terzo delle aziende che hanno partecipato al sondaggio hanno un social media menager o un ufficio dedicato, con il compito di definire le strategie, realizzare le campagne e monitorare i risultati. A questa attività il 35% dedica almeno 6 ore a settimana.

Tempo dedicato ai social mediaSe volete leggere tutto l’articolo cliccate qui

Fiere 2.0: il nuovo webinar UFI

Twitter vi piace ma non sapete come applicarlo al contesto fieristico? Usate già Facebook per promuovere la vostra fiera ma vorreste sfruttarlo meglio? Non conoscete la differenza tra Flickr e Youtube? UFI propone un webinar perfetto per rispondere a queste e altre domande.

Martedì 22 ottobre, alle 17, non perdetevi “Exhibitions 2.0 – Using Social Media to Market, Manage and Improve Trade Shows and Exhibitions”, sarà l’occasione per sapere qualcosa in più dei trend, dei casi di successo (e di insuccesso…), per raccogliere idee e spunti di riflessione da usare tutti i giorni.

Per partecipare al webinar è necessario registrarsi nell’Education Centre di UFI e la partecipazione è gratuita per gli associati ma a pagamento (40€) per i non soci. Per le informazioni pratiche cliccate qui.

Capiamo veramente le nuove tecnologie?

In un numero recente della rivista americana Exhibitor è stato pubblicato un sondaggio condotto presso aziende che espongono e organizzano eventi sul tema: uso delle tecnologie a supporto del face to face.

Il 93% dei partecipanti dichiara di usare tecnologie per supportare le attività di marketing, soprattutto per attirare più visitatori allo stand, aumentare il numero di contatti utili, incrementare la conoscenza di marca.

E fin qui tutto bene, ma quando si passa a investigare la comprensione dell’uso di nuove tecnologie scopriamo che non sempre è tutto chiaro: il 90% ha ben in testa cosa possano fare i social media e il 70% dichiara di sapere come usare in webinar, ma la percentuale di chi dichiara di sapere come usare eventi virtuali, RFID e realtà aumentata sono rispettivamente 40%, 35%, 10%. 

Se poi si passa alla misurazione dei risultati e alla valutazione dell’efficacia di questi strumenti, ecco che solo il 29% dichiara di fissare dei parametri di valutazione.

Se volete saperne di più consiglio la lettura completa dei risultati.